Quando l’O. cycloceros aggrediva un grosso ariete domestico, che era un famoso lottatore, lo vinceva per la semplice novità del suo modo di combattere, stringendosi sempre ad un tratto al suo avversario, e dandogli un colpo sulla faccia e sul naso colla sua acuta testa, e poi scostandosi prima che il colpo fosse reso. Nel maschio della capra del Pembrokeshire, si sa che il duce di una gregge che durante varie generazioni è divenuta selvatica ha ucciso parecchi altri maschi in duello; questa capra possiede corna enormi, che misurano un metro in una linea retta da un capo all’altro. Come tutti sanno, il toro comune ferisce e rovescia il suo avversario; ma si dice che il bufalo italiano non adopera mai le sue corna, dà un tremendo colpo colla sua fronte convessa, e allora si mette sotto le ginocchia il nemico caduto - istinto che il bue comune non possiede. Quindi un cane che addenta un bufalo al naso è immediatamente stritolato. Noi dobbiamo tuttavia ricordare che il bufalo italiano è stato da un pezzo addomesticato, e non è per nulla certo che la forma del genitore selvatico avesse corna in tal modo foggiate. Il signor Bartlett m’informa che quando una femmina del Bufalo del Capo (Bubalus caffer) venne chiusa in un recinto con un maschio della stessa specie, essa lo aggredì, ed egli in ricambio la respinse fuori con grande violenza. Ma il signor Bartlett rimase persuaso che se il maschio non avesse mostrato una dignitosa tolleranza, egli avrebbe potuto agevolmente ucciderla con un solo colpo delle sue immense corna.
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