Dobbiamo noi attribuire ad una semplice inutile variabilità nel maschio tutte queste appendici dei peli o della pelle? Non si può negare che questo sia possibile; perchè in molti quadrupedi addomesticati certi caratteri, da quanto pare non derivati mercè un regresso da un qualche progenitore selvatico, sono comparsi e si sono limitati ai maschi, o sono più grandemente sviluppati in essi che non nelle femmine - per esempio la gobba del maschio del zebù dell’India, la coda dei montoni dalla coda grossa, il profilo arcuato della fronte nei maschi di parecchie razze di pecore, la criniera nell’ariete di una pecora africana, ed infine la criniera, i lunghi peli nelle zampe posteriori, e la giogaia nel maschio solo della capra Berbura. La criniera che si vede negli arieti soli della pecora africana sopra menzionata è un vero carattere sessuale secondario, perchè non si sviluppa, come ho udito dal signor Windwood Reade, se gli animali sono castrati. Quantunque dobbiamo andare con somma cautela, come ho dimostrato nella mia opera sulla Variation under Domestication, concludendo che qualunque carattere, anche in animali tenuti da genti semi-civili, non è stato soggetto alla scelta dall’uomo e così non si è aumentato, tuttavia, nei casi testè specificati questo è improbabile, tanto più specialmente siccome i caratteri sono limitati ai maschi o sono più fortemente sviluppati in essi che non nelle femmine. Se fosse positivamente noto che l’ariete africano munito di criniera fosse venuto dallo stesso stipite primitivo di altre razze di pecore, od il caprone di Berbura colla sua criniera, giogaia, ecc., dallo stesso stipite di altre capre; e se la scelta non fosse stata applicata a questi caratteri, allora debbono venire dalla semplice variabilità, unitamente alla eredità sessualmente limitata.
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