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      Voce e poteri musicali. - In alcune specie di quadrumani v’ha una grande differenza fra i sessi adulti nella potenza della voce e nello sviluppo degli organi vocali; e l’uomo sembra aver ereditato questa differenza dai suoi primieri progenitori. Le sue corde vocali sono circa un terzo più lunghe che non quelle della donna o dei fanciulli, e la evirazione produce in esso lo stesso effetto come sopra gli animali più bassi, perchè "arresta quel prominente accrescimento della tiroide, ecc., che accompagna l’allungamento delle corde". Rispetto alla causa di questa differenza fra i sessi non ho nulla da aggiungere alle osservazioni fatte nell’ultimo Capitolo sugli effetti probabili del lungo e continuato esercizio degli organi vocali del maschio per l’eccitamento dell’amore, della collera e della gelosia. Secondo Sir Duncan Gibb, la voce differisce nelle varie razze umane, e negli indigeni della Tartaria, della Cina, ecc., la voce del maschio dicesi non differisce tanto da quella della femmina come nella maggior parte delle altre razze.
      L’attitudine e l’amore pel canto o per la musica, sebbene non sia un carattere sessuale dell’uomo, non deve passare inosservato. Quantunque i suoni emessi dagli animali di tutte le sorta servano per molti scopi, si può ricavare un notevole caso, che gli organi vocali furono primariamente adoperati e perfezionati in rapporto alla propagazione delle specie. Gli insetti ed alcuni pochi ragni sono gli animali più bassi che volontariamente producano un qualche suono; e questo è generalmente compiuto mercè l’aiuto di organi stridulanti bene costrutti, che spesso vengono limitati ai soli maschi.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





Capitolo Sir Duncan Gibb Tartaria Cina