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      Ma in quest’ultimo caso dobbiamo asserire che essi già possedessero, come nel caso sopra menzionato dei pappagalli, e come si osserva in molti animali, un qualche senso di melodia.
      La musica agisce sopra ogni emozione, ma per se stessa non eccita in noi le più terribili emozioni di orrore, di rabbia, ecc. Sveglia i più gentili sensi di amorevolezza e di amore, che prontamente passano al sacrifizio. Sprona pure in noi il senso del trionfo e dell’ardore di gloria e di guerra. Questi sensi potenti e misti possono bene dar nascimento al senso del sublime. Noi possiamo concentrare, come osserva il dottor Seemann, una grande intensità di sentimento in una nota musicale che non in pagine di scritto. Quasi le stesse emozioni, ma molto più deboli e meno complesse, sono probabilmente provate dagli uccelli quando il maschio espande tutto il suo canto, per rivalità con altri maschi, onde cattivare la femmina. L’amore è pure il tema più comune dei nostri canti. La musica, come osserva Herbert Spencer, "sveglia sensi assopiti cui non credevamo possibile, e di cui non conosciamo il significato; oppure, come dice Richter, ci narra cose che non abbiamo veduto e non vedremo". Reciprocamente, quando vive emozioni sono provate ed espresse dall’oratore o anche nel discorso comune, si adoperano istintivamente cadenze, e ritmi musicali. Anche le scimmie esprimono forti sentimenti in differenti toni - la collera e l’impazienza con note basse, il timore ed il dolore con note alte. Le sensazioni e le idee che sveglia in noi la musica, o le cadenze di un appassionato oratore, sembrano essere per loro indole indefinita, sebbene profonda, come ritorni della mente alle emozioni ed ai pensieri di un’epoca da lungo tempo trascorsa.


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L'origine dell'uomo e la scelta in rapporto col sesso
di Charles Darwin
A. Barion
1926 pagine 830

   





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