Abbiamo veduto che Chinsurdi, il capo dei Makaloli in Africa, considerava evidentemente la barba come un grande ornamento. Nei Figiani del Pacifico, la barba è abbondante ed ispida, ed è il loro maggior orgoglio; mentre gli abitanti degli arcipelaghi adiacenti di Tonga e di Samoa sono "senza barba, e detestano un mento ruvido". In una sola isola del gruppo delle Ellici "gli uomini hanno molta barba, e non ne vanno poco alteri".
Noi vediamo quindi in quanti modi diversi le razze umane differiscano nel loro gusto del bello. In ogni nazione sufficientemente avanzata da avere fatto effige dei loro Dei o dei loro dominatori deificati, non v’ha dubbio che gli scultori hanno cercato di esprimere il loro più alto ideale di beltà e di grandezza. Con questo modo di vedere è bene paragonare nelle nostre menti le statue greche di Giove e di Apollo colle Egizie e le Assire; e queste cogli orridi bassorilievi delle costruzioni diroccate dell’America centrale.
Io ho incontrato pochissimi fatti che diano una smentita alla suddetta conclusione. Il signor Winwood Reade, tuttavia, che ha avuto ampie opportunità per fare osservazioni, non solo coi neri della costa occidentale dell'Africa, ma con quelli dell’interno che non hanno mai avuto che fare con Europei, è convinto che le loro idee intorno alla bellezza sono in complesso simili alle nostre. Egli ha osservato ripetutamente che le sue concordavano con quelle dei neri intorno alla estimazione della bellezza delle fanciulle indigene; e che il loro apprezzamento della bellezza delle donne europee corrispondeva al nostro.
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