Come pel cranio, così pel naso; gli antichi Unni durante il secolo di Attila solevano appiattire il naso dei loro bambini con fasciature, "affine di esagerare una conformazione naturale". Negli abitanti di Taiti, essere chiamato naso lungo viene considerato come un insulto, ed essi comprimono il naso e la fronte dei loro bambini per farli più belli. Così segue pure fra i Malesi di Sumatra, Ottentoti, certi Neri, e gl’indigeni del Brasile. I Cinesi hanno naturalmente piedi piccolissimi; e tutti sanno che le donne delle classi superiori si deformano i piedi per farli sempre più piccoli. Infine, Humboldt crede che gl’indigeni Americani preferiscono di colorire il loro corpo di rosso onde esagerare la loro tinta naturale; e fino a poco tempo fa le donne europee accrescevano il loro vivace colorito naturale con liscio bianco e rosso; ma dubito che molte nazioni barbare abbiano avuto una intenzione particolare nel dipingere il loro corpo.
Nelle mode dei nostri vestiti vediamo esattamente lo stesso principio e lo stesso desiderio di spingere ogni particolare all’estremo; noi mostriamo pure lo stesso spirito di emulazione. Ma le mode dei selvaggi sono molto più permanenti che non le nostre; ed ogniqualvolta i loro corpi sono modificati artificialmente questo è di necessità il caso. Le donne arabe del Nilo superiore impiegano circa tre giorni per acconciarsi i capelli; esse non imitano mai altre tribù, "ma semplicemente si contendono a vicenda la supremazia della loro propria foggia". Il dottor Wilson, parlando dei cranii compressi di varie razze Americane, aggiunge, "questi usi sono fra i meno facili da sradicare, e sopravvivono lungamente all’urto dei rivolgimenti che mutano le dinastie, e cancellano particolarità nazionali più importanti.
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