Le forze intellettuali più alte dell’uomo, come il raziocinio, l’astrazione, la consapevolezza, ecc., avranno avuto origine dal continuo miglioramento di altre facoltà mentali; ma senza una notevole coltura della mente, tanto nella razza quanto nell’individuo, è dubbio se queste alte potenze avrebbero potuto esercitarsi, e così pienamente svilupparsi.
Lo sviluppo delle qualità morali è un problema interessantissimo e difficile. Queste facoltà si fondano sugli istinti sociali, che comprendono i legami della famiglia. Questi istinti sono di natura sommamente complessa, e nel caso degli animali sottostanti producono tendenze speciali verso certe azioni definite; ma gli elementi più importanti per noi sono l’amore e la distinta emozione della simpatia. Gli animali dotati di istinti sociali si compiacciono della compagnia del loro simile, si difendono a vicenda dal pericolo, si aiutano fra loro in molti modi. Questi istinti non si estendono a tutti gli individui della specie, ma solo a quelli della medesima comunità. Siccome essi sono sommamente benefici alla specie, sono stati molto probabilmente acquistati per opera della scelta naturale.
Un essere morale è quello che può riflettere sulle sue azioni passate e sui motivi di esse, di approvarne alcune e disapprovarne altre, ed il fatto che l’uomo è quella tal creatura che certamente può essere in cosiffatto modo indicata è la più grande di tutte le distinzioni fra lui e gli animali sottostanti. Ma nel nostro terzo capitolo ho cercato dimostrare che il senso morale deriva, prima, dalla natura persistente e sempre presente degli istinti sociali, nel qual rispetto l’uomo concorda cogli animali sottostanti; secondo, dal poter egli apprezzare l’approvazione e la disapprovazione dei suoi simili, e terzo da ciò che le sue facoltà mentali sono sommamente attive e le sue impressioni dei passati avvenimenti vivacissime, nel qual rispetto egli differisce dagli animali sottostanti.
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