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      Ove si considerassero le specie come tante creazioni distinte, e le varietà come produzioni derivanti da leggi secondarie, codesta somiglianza sarebbe un fatto sorprendente. Al contrario essa armonizza perfettamente coll'idea che non vi sia alcuna distinzione essenziale fra le specie e le varietà.
     
      SOMMARIO DEL CAPITOLO
     
      I primi incrociamenti tra le forme abbastanza distinte, da ritenersi quali specie, e fra i loro ibridi sono in generale, ma non universalmente, infecondi. La sterilità presenta tutte le gradazioni possibili, ed è soventi volte tanto leggera, che i due più precisi ed abili esperimentatori che si conoscano, giunsero a conclusioni diametralmente opposte nel classificare le forme su questa base. La sterilità è variabile, per attitudine innata, negl'individui della stessa specie, ed è sommamente suscettibile di soggiacere all'influenza delle condizioni favorevoli o sfavorevoli. Il grado di sterilità non corrisponde precisamente all'affinità sistematica, ma è governato da parecchie leggi curiose e complesse. Generalmente è diversa, e talora molto diversa, nei reciproci incrociamenti delle medesime due specie. Nè sempre è uguale nei primi incrociamenti e negli ibridi che ne derivano.
      Come negli alberi innestati l'attitudine di una specie o di una varietà di legare sopra un'altra è accidentale, perchè dipendente da differenze generalmente sconosciute nei loro sistemi di vegetazione, così negl'incrociamenti la maggiore o minore facilità di una specie di unirsi ad un'altra è incidentale, per differenze pure sconosciute nel loro sistema riproduttivo.


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Sulla origine delle specie per elezione naturale
ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza
di Charles Darwin
Edizione Barion
1933 pagine 769