In questo modo possiamo intendere come si abbia una maggiore grandezza relativa degli organi rudimentali nell'embrione, una minore grandezza relativa dei medesimi nell'adulto. Se, ad esempio, un dito negli animali adulti di una specie sia stato sempre meno adoperato in molte generazioni in seguito a qualche cambiamento nelle abitudini, o se un organo o ghiandola abbia funzionato con intensità decrescente, noi possiamo aspettarci di trovare quella parte ridotta di grandezza(28) nei discendenti adulti della specie, e pressochè allo stato originale di sviluppo nell'embrione.
Ma sussiste ancora una difficoltà. Se un organo non è più oltre adoperato e per ciò viene notevolmente ridotto, come accade che la riduzione continua, finchè dell'organo non rimane che un vestigio, e come può finalmente scomparire affatto? Non sembra possibile che il non-uso eserciti ancora una influenza, quando un organo sia reso inattivo. Qui è necessaria una ulteriore spiegazione ch'io non posso dare. Se, ad esempio, potesse provarsi che ogni parte della organizzazione tenda a variare piuttosto verso una diminuzione di grandezza che verso un aumento, noi potremmo comprendere in quale modo un organo reso inutile possa farsi rudimentale, indipendentemente dagli effetti del non-uso, ed in fine, scomparire, imperocchè le variazioni conducenti ad una diminuzione di grandezza non sarebbero ulteriormente inceppate nel cammino dalla elezione naturale. Il principio di economia, di cui parlai in un capitolo precedente, e secondo il quale sono risparmiati i materiali che sarebbero necessari per la formazione di un organo inutile al possessore, ha forse una qualche parte nel rendere rudimentali le parti superflue.
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