Non essendo questo volume che una lunga argomentazione, il lettore potrà desiderare una breve ricapitolazione dei fatti e delle deduzioni principali.
Non posso negare che si sono sollevate molte gravi obbiezioni contro la teoria della discendenza modificata mediante l'elezione naturale. Io mi sono ingegnato di dare a queste obbiezioni tutta la loro forza. Non vi ha certamente cosa che si possa ammettere più difficilmente di quella, che gli organi e gli istinti più complessi non siano stati perfezionati con mezzi che sono superiori alla ragione dell'uomo, sebbene analoghi alla medesima, ma invece mediante l'accumulazione di piccole variazioni, ciascuna delle quali fosse proficua all'individuo che la possiede. Ciò non ostante questa difficoltà, quantunque sembri insuperabile alla nostra immaginazione, non può considerarsi di qualche valore, se si accettino le seguenti proposizioni: cioè, che gli organi e gli istinti sono variabili in grado leggero quanto si voglia, - che esiste una lotta per l'esistenza, la quale conduce alla conservazione di ogni deviazione di struttura o d'istinto che sia vantaggiosa, - e infine, che vi sono state delle gradazioni nel perfezionamento di ogni organo, le quali erano utili alla specie. Io credo che la verità di queste proposizioni non possa impugnarsi.
Certamente è assai difficile congetturare quali fossero le gradazioni per mezzo delle quali molte strutture si perfezionarono, più specialmente nei gruppi degli esseri organizzati che sono interrotti e in decadenza, e che soffrirono molte estinzioni; ma noi osserviamo nella natura tante straordinarie gradazioni, che dobbiamo essere molto guardinghi nell'affermare che un organo od istinto, od anche un individuo completo non potrebbe essere giunto al suo stato presente, per mezzo di molti cambiamenti graduali.
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