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      Se dunque gli animali e le piante variano realmente, sia pure con lentezza ed in grado leggero, perchè dubiteremo che col mezzo della elezione naturale o sopravvivenza del più adatto possano preservarsi, accumularsi ed ereditarsi quelle variazioni o differenze individuali che riescono in qualche modo utili agli esseri? Perchè la natura non potrà giungere a scegliere le variazioni vantaggiose ai suoi prodotti, viventi in condizioni di vita mutabili, quando l'uomo è in facoltà di prescegliere colla pazienza le variazioni che gli recano qualche utilità? Qual limite possiamo noi assegnare a questo potere che opera per lunghe epoche e scruta rigorosamente l'intera costituzione, la struttura e le abitudini di ogni creatura, - favorendo il buono e rigettando il dannoso? Io non saprei vedere alcun confine a questo potere, nello adattare con lentezza e mirabilmente ogni forma alle più complesse relazioni della vita. La teoria dell'elezione naturale, anche senza inoltrarci maggiormente in queste considerazioni, mi sembra probabile in se stessa. Ho già ricapitolato le difficoltà ed obbiezioni affacciate, colla maggiore precisione che potei: ora veniamo ai fatti speciali ed agli argomenti in favore della teoria.
      Dal punto di vista che le specie non sono altro che varietà molto distinte e permanenti, e che ogni specie esistette dapprima come varietà, possiamo riconoscere come non si possa stabilire alcuna linea di demarcazione fra le specie, che comunemente si suppongono prodotte da atti speciali di creazione, e le varietà, la cui formazione si attribuisce a leggi secondarie.


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Sulla origine delle specie per elezione naturale
ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza
di Charles Darwin
Edizione Barion
1933 pagine 769