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      Senza dubbio l'abitudine influisce tal volta nel modificare gli istinti; ma essa non è certamente indispensabile, come si osserva negli insetti neutri che non lasciano alcuna progenie che erediti gli effetti dell'abitudine lungamente continuata. Secondo l'opinione che tutte le specie del medesimo genere derivano da uno stipite comune ed hanno ereditato molti caratteri in comune, possiamo spiegare come avvenga che le specie affini, quando sono poste in condizioni di vita notevolmente diverse, pure seguono i medesimi istinti; e per qual motivo, per esempio, il merlo dell'America meridionale rivesta il suo nido col fango, come le nostre specie inglesi. Se gli istinti si acquistano lentamente, per mezzo della elezione naturale, non dobbiamo meravigliarci che alcuni siano ancora imperfetti e soggetti ad errori, e che molti siano dannosi ad altri animali.
      Quando le specie altro non siano che varietà bene distinte e permanenti, vedremo immediatamente per quale ragione la loro prole incrociata debba seguire le medesime leggi complesse nel grado di rassomiglianza ai parenti, nel rimanere assorbita dall'una o dall'altra specie-madre, per gl'incrociamenti successivi ed in altri punti analoghi, come la prole incrociata delle varietà conosciute. Questi fatti sarebbero al contrario molto strani, se le specie fossero state create indipendentemente, e le varietà fossero state prodotte da leggi secondarie.
      Se noi ammettiamo che le memorie geologiche sono imperfette in estremo grado, allora quei fatti che esse ci presentano sono in armonia colla dottrina della discendenza modificata.


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Sulla origine delle specie per elezione naturale
ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza
di Charles Darwin
Edizione Barion
1933 pagine 769

   





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