In questo mattino, del 27, i due vasi furono posti, in una scatola annerita all'interno ed aperta anteriormente, davanti ad una finestra al N.-E. difesa da una tenda di tela, da un'altra di mussolina e da una salvietta; in tal guisa la luce ricevuta era debolissima, benchè il cielo fosse sereno. Tutte le volte che osservammo i vasi, lo facemmo più rapidamente che era possibile, e tenemmo i cotiledoni trasversalmente in rapporto ai raggi luminosi, di guisa che la loro incurvatura non poteva essere nè aumentata nè diminuita. Dopo 50 minuti le pianticelle, che erano state prima nell'oscurità, erano forse, e certamente dopo 70 minuti, inclinate verso la finestra, ma però leggermente. Dopo 85 m. alcune di quelle che erano state rischiarate antecedentemente erano appena impressionate, e dopo 100 m. alcune delle più giovani avevano preso una debole inclinazione verso la finestra. A questo momento (cioè dopo 100 m.) vi era una notevole differenza nell'incurvatura delle pianticelle dei due vasi. Dopo 2 ore 12 m. misurammo le corde degli archi formati da quattro delle pianticelle fra le più fortemente curvate di ogni vaso; quelle che erano state prima collocate nell'oscurità, formavano con la perpendicolare un angolo medio di 19°; quelle che erano state rischiarate, un angolo di 7° soltanto. Tale differenza non diminuì punto nel corso delle due ore che seguirono. Come controllo, le pianticelle dei due vasi furono riposte per due ore nell'oscurità completa, affinchè l'apogeotropismo potesse agire sopra di esse.
| |
|