Quelle che non avevano che una leggera incurvatura, si elevarono completamente e divennero verticali; quelle che nell'altro vaso erano più fortemente curvate, conservarono la loro incurvatura.
Due giorni dopo ripetemmo lo sperimento con la sola differenza che la luce che entrava dalla finestra era ancora più debole, giacchè passava attraverso ad una tenda di tela, una di mussolina e due salviette; di più, il tempo era un po' meno chiaro. Il risultato ottenuto fu però il medesimo, ma si produsse più lentamente. Le pianticelle che prima erano state conservate nell'oscurità, non offrivano la minima incurvatura dopo 54 m., e non cominciarono a curvarsi che dopo 70 m. Quelle che erano state prima più fortemente rischiarate, non furono impressionate che dopo 130, e soltanto in grado leggero. Dopo 145 m. alcune pianticelle dell'ultimo vaso erano decisamente curvate verso la luce; vi era inoltre fra i due vasi una differenza sensibile. Dopo 3 ore 45 m. misurammo in ogni vaso le corde degli archi disegnati da tre pianticelle; l'angolo medio formato con la perpendicolare da quelli del vaso antecedentemente tenuto nell'oscurità era di 16°, mentre per l'altro vaso non sorpassava i 5°.
L'incurvatura dei cotiledoni di Phalaris verso una luce laterale è dunque certamente influenzata dal grado di chiarore, cui furono in antecedenza esposti. Vedremo inoltre che l'influenza della luce sulla loro incurvatura continua ancora qualche tempo dopo l'allontanamento della luce. Questo fatto, come pure quello che l'incurvatura non cresce e non decresce in proporzione circa eguale della luce che ricevono, come fu dimostrato dalle diverse esperienze fatte sopra pianticelle davanti ad una lampada, indicano che la luce agisce come uno stimolo press'a poco nella stessa maniera che agisce sul sistema nervoso degli animali, e che la sua influenza non si esercita direttamente sulle cellule o pareti cellulari la cui espansione o contrazione determina l'incurvatura dell'organo.
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Phalaris Vedremo
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