Per poter osservare la durata degli effetti della luce, collocammo alle 10,40 del mattino, davanti ad una finestra al N.-E:, un vaso munito di pianticelle di Phalaris, cresciute nell'oscurità. Esse erano protette contro l'accesso della luce su tutti gli altri lati. Rilevammo sopra un vetro orizzontale, i movimenti di uno dei cotiledoni. Esso circumnutò attorno al medesimo posto durante i 24 primi minuti, poi si diresse rapidamente verso la luce per 1 ora 33 minuti. L'accesso di luce fu allora soppresso (dopo 1 ora e 57 m.) ed il cotiledone continuò a muoversi nella stessa direzione certamente per più di 15 m. e con ogni probabilità per 27 m. circa. Il dubbio qui espresso proviene dalla necessità in cui eravamo di non osservare con soverchia frequenza la pianticella per non esporla nemmeno momentaneamente, all'azione luminosa. Questa stessa pianticella fu allora lasciata nell'oscurità fino alle 2,18 di sera, ed in questo tempo riprese, sotto l'influenza dell'apogeotropismo, la sua posizione verticale primitiva; fu allora nuovamente esposta alla luce, mentre il cielo era coperto. Alle 3 di sera aveva percorso una brevissima distanza nella direzione della luce, poi, nei 45 m. che seguirono, il suo movimento si fece rapido. Dopo questa esposizione di 1 ora 27 m. ad una luce abbastanza fioca, la luce fu di nuovo soppressa, ed il cotiledone continuò a muoversi nello stesso senso per 14 m. circa; il limite possibile d'errore, in questa osservazione era debolissimo. La pianticella fu allora posta nell'oscurità, ed essa si dires
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Phalaris
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