Poichè conosciamo l'impenetrabilità che presenta la sabbia alla luce, bisogna ritenere in questi diversi casi, che l'illuminazione dell'estremità superiore abbia determinato l'incurvatura delle parti inferiori sotterrate Ma qui può sospettarsi che vi sia una sorgente di dubbio: i cotiledoni essendo continuamente in circumnutazione, tendono a formare intorno alla loro base una minuta fenditura circolare, che lascierà passare la luce da tutte le parti; questo fatto però non potrà prodursi quando i cotiledoni sieno rischiarati lateralmente, poichè sappiamo che s'inclinano rapidamente verso una luce laterale, e premono allora così fortemente sulla sabbia nella direzione della luce, che la solcano, e ciò basta per escludere la luce da questo lato. Ogni raggio che arrivasse sulla faccia opposta od ombreggiata, dove si è aperta una screpolatura, tenderebbe a diminuire l'incurvatura verso la lampada o qualsiasi altra sorgente luminosa. Si può aggiungere, che in queste esperienze è indispensabile d'impiegare della sabbia fina ed umida, che cede facilmente alla pressione; infatti delle pianticelle poste in un terreno comune, non mantenuto umido, ed esposte per 9 ore 30 m. ad una forte luce laterale, non formavano alla loro base alcuna screpolatura nel terreno, e non erano curvate verso la luce sotto la superficie.
La prova più evidente dell'azione esercitata dalla parte superiore sulla inferiore dei cotiledoni di Phalaris quando sono rischiarati lateralmente, ci è forse stata fornita dai tubi di vetro anneriti (di cui abbiamo già parlato), sopra una faccia dei quali era stata levata una stretta fascia di vernice nera, che lasciava passare un piccolo fascio di luce.
| |
Phalaris
|