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      Nell'animale un movimento può essere determinato da una quantità minima di luce; e noi abbiamo visto che una differenza impercettibile all'occhio umano nell'illuminazione delle due faccie d'un cotiledone di Phalaris è sufficiente per determinare la sua incurvatura. Abbiamo inoltre dimostrato, che non vi è un parallelismo esatto fra l'intensità della luce che agisce sulla pianta e il grado d'incurvatura; era, per es., quasi impossibile di trovare una qualsiasi differenza nell'incurvatura di parecchie pianticelle di Phalaris esposte ad una luce che, benchè debole, era molto più brillante di quella cui altre pianticelle erano esposte. La retina, quand'è stata eccitata da una luce intensa, conserva per qualche tempo l'impressione prodotta; e le pianticelle di Phalaris continuavano per circa mezz'ora ad inclinarsi verso la parte, dalla quale erano state rischiarate. La retina non può percepire l'impressione di una luce debole dopo di essere stata esposta ad una luce viva, e le piante, che alla vigilia e durante la mattina erano state esposte in pieno sole, non si curvavano così rapidamente verso una debole luce laterale quanto altre che erano state conservate nell'oscurità.
      Ammettendo che la luce agisca sulle parti delle piante in via d'accrescimento in modo da determinare in esse una tendenza ad incurvarsi verso la parte più fortemente rischiarata - supposizione che è contraddetta dalle esperienze precedenti sulle pianticelle, e da tutti gli organi afeliotropici - questa tendenza differisce ancora molto secondo le specie, e varia anche nei diversi individui della stessa specie, come si può assicurarsi esaminando in uno stesso vaso delle pianticelle d'una specie coltivata da lungo tempo.


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Il potere di movimento nelle piante
di Charles Darwin
Utet
1884 pagine 766

   





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