Il Darwin è l’indagatore delle minime cause. Egli prende di mira un fatto apparentemente insignificante, che sfuggirebbe all’attenzione di ogni altro naturalista; lo esamina in ogni particolarità e sotto tutti i punti di vista: lo mette in relazione con altri congeneri, e colla potenza del suo ingegno ne intravvede gli effetti più grandiosi e meno aspettati.
Una fascia sulla coda dei piccioni, le gambe rigate dei puledri, un accidentale rigonfiamento del padiglione dell’orecchio umano, l’istinto dei lombrichi di ingoiare la terra, ed altri fatti, che paiono inezie, s’ingigantiscono allo splendore della magica luce, colla quale li rischiara, e diventano validi argomenti a sostegno delle sue teorie.
Per meglio valutare l’azione sua, è necessario dare uno sguardo allo stato delle scienze naturali intorno alla metà del secolo presente. Per opera del grande Linneo era accumulato un immenso materiale di forme organiche, vera mole indigesta, che il Cuvier, di talento più analitico che sintetico, colla scorta dell’anatomia comparata avea bensì tentato di ordinare, ma che non era riescito a comprendere sotto il dominio di un alto concetto filosofico. Malgrado le proteste del Lamarck, di Geoffroy Saint-Hilaire e di Goethe, sostenuto dalla potente autorità del Cuvier, regnava quasi indiscusso il concetto linneano: Tot sunt species, quot ab Initio creavit supremum Ens. La teoria dei cataclismi era bensì demolita per opera di Carlo Lyell; ma il nesso fra le forme estinte e le viventi non era stato svelato; le mostruosità e le anomalie, al pari degli organi rudimentali, passavano come scherzi di natura; alle variazioni individuali, alla concatenazione degli esseri viventi ed alla dicogamia nessuno avea rivolto sufficiente attenzione; le piante e gli animali costituivano due serie divise da una insormontabile barriera; le differenze sessuali si credevano create colle specie: e l’allevamento del bestiame e la coltura delle piante si praticavano con criteri puramente empirici, anzi che secondo i precetti della scienza: tutto il lavoro era analitico, poichè si fabbricavano nuove specie senza fine e senza tregua, si sezionavano animali e piante alla ricerca di organi sconosciuti, si descrivevano gli strati terrestri di molte località, e si stabilivano periodi geologici senza norme prefisse.
| |
Darwin Linneo Cuvier Lamarck Geoffroy Saint-Hilaire Goethe Cuvier Tot Initio Ens Carlo Lyell
|