Oggi la scena è mutata. La teoria darwiniana conta molti ammiratori, e pochi e deboli nemici; e perfino il clero, perchè impotente ad arrestare la fiumana del libero esame, cessa di avversarla, ed anzi la dichiara in perfetta armonia colle sacre carte e coi principii religiosi. Così assai recentemente, il canonico Prothero, nella badìa di Westminster, diceva, che il Darwin aveva l’indole mite, modesta e benevola, e che il suo cuore era pieno di quella carità che è l’essenza del vero spirito di Cristo. E più esplicitamente il canonico Barry diceva nella stessa chiesa: “Il principio della selezione non è punto contrario alla religione cristiana, e possiamo ammettere che si eserciti sotto la direzione della intelligenza divina, pei fini che essa ha stabilito”. In senso eguale parlava il canonico Liddon, il quale crede che i libri sull’origine delle specie e sulla discendenza dell’uomo sieno stati a torto considerati come contrari alla religione.
La storia delle scienze è ricca oggimai di simili trionfi. Nessuno più chiama uomini sovversivi quei fisici che ammettono l’attrazione universale: nessuno più grida all’empietà, perchè gli astronomi insegnano la teoria del doppio movimento del nostro pianeta; nessuno più pensa a scomunicare quei naturalisti che assegnano alla formazione della terra e degli abitanti di lei le lunghe epoche geologiche in luogo dei sei giorni della bibbia. Se Darwin fosse vissuto nel secolo di Giordano Bruno o di Pietro d’Abano, la santa Inquisizione, per evitare con paterna cura ogni spargimento di sangue, l’avrebbe arso vivo sul rogo; oggi invece l’alto clero inglese, per mutato convincimento o rimorchiato dalle conquiste della civiltà, dichiara la dottrina dell’evoluzione in perfetto accordo colla Genesi e col catechismo.
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