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      Nella stessa opera l’autore dà molti ragguagli intorno alla ereditarietà dei caratteri, gli effetti delle condizioni esterne della vita, l’uso e il non-uso degli organi, la correlazione dei caratteri, l’acclimatazione degli animali e delle piante, gli organi rudimentali, ed intorno a molti altri argomenti che sarebbe inutile enumerare; ed infine espone quell’ardita ipotesi che è nota sotto il nome di pangenesi.
      Nel 1871 apparve l’opera del Darwin: L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso, argomento di cui il naturalista inglese non avea mai trattato, forse per non compromettere le sorti della sua teoria coll’esposizione di concetti che urtano contro vieti pregiudizi. E poco dopo venne alla luce un’altr’opera, che completa la precedente, e che ha per titolo: L’espressione dei sentimenti nell’uomo e negli animali.
      L’uomo, nel suo orgoglio e facendosi giudice in causa propria, si è sempre creduto qualche cosa di sostanzialmente diverso dal mondo che lo circonda, considerò la terra come il centro dell’universo, e ritenne con un’ingenuità puerile, che il sole, la luna, le stelle, gli animali e le piante fossero cose create a suo esclusivo uso e consumo, dimenticando che anche nei secoli, che hanno preceduto la sua apparsa sul globo, sono esistiti dei fiori leggiadri, e che anche al presente il suo occhio, senza il sussidio della fisica, non può deliziarsi alla vista di quei viventi minutissimi e graziosi, pei quali una goccia d’acqua è un oceano sconfinato. E quest’orgoglio ci spiega la sua renitenza ad accogliere la dottrina dell’evoluzione, la quale fa discendere la nostra specie da un’antica forma dell’ordine delle scimmie, come il Darwin dimostra, nelle due opere succitate.


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Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle isole madreporiche
di Charles Darwin
Utet
1888 pagine 343

   





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