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      Cercando di farmi capire io parlava forte, gesticolava violentemente, e ciò facendo gli sfiorai il volto colla mano. Egli, suppongo, credette che io fossi in collera, e che volessi batterlo; perchè sul momento, con aspetto sgomento e gli occhi semichiusi, lasciò penzolare le mani. Non dimenticherò mai il senso di sorpresa, di disgusto e di vergogna che provai, vedendo un uomo alto e robusto atterrito dalla sola minaccia di un colpo diretto, secondo lui, al suo volto. Quell’uomo era stato ridotto ad una degradazione inferiore a quella della schiavitù del più inerme animale”.
      Per molti anni le lettere del Darwin portavano un motto a stampa, che era un’antitesi, e che caratterizza il grande naturalista assai meglio che ogni lungheria di discorsi. Il motto era questo: Cave et aude, e significa: sii cauto ed ardito. Nessun autore è più cauto del Darwin nel giudicare e nel concludere: nessuno più ardilo di lui nell’esporre e sostenere le proprie convinzioni.
      Il Darwin scriveva sempre nella lingua inglese, comprendeva benissimo anche il francese ed il tedesco, ma deplorava assai di non conoscere la lingua italiana, per cui era costretto a farsi tradurre quelle nostre opere, o quei passi di esse che avevano per lui uno speciale interesse.
      La sua calligrafia è di stampo prettamente inglese, ha larghe interlinee e pendenza normale. Le parole vedonsi ad insolita distanza l’una dall’altra, e sono scritte con lettere grandi, molto rotonde e chiarissime. Spesso valevasi di un segretario, che a giudicare dalla calligrafia era una donna, e che ritengo fosse sua moglie.


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Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle isole madreporiche
di Charles Darwin
Utet
1888 pagine 343

   





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