L’estremo limite del banco, visibile fra le onde che si rompevano a bassa marea, constava di un riparo convesso simile ad una diga artificiale, intieramente rivestito di Nullipore e affatto simile a quello già descritto nell’atoll Keeling. Da quanto ho appreso allorchè ero a Tahiti e da quanto ho rilevato dalle opere di W. Ellis e J. Williams, conclusi che questa particolare struttura è comune a molte delle isole circondate dall’Arcipelago della Società. Il banco all’interno di questa diga ha una superficie assai irregolare, più ancora di quello che non sia, fra gli isolotti, quella del banco dell’atoll Keeling col quale soltanto (poichè non vi sono degli isolotti sul banco di Tahiti) può essere esattamente confrontato. A Tahiti, il banco presenta molte irregolarità nella sua larghezza; ma intorno alle numerose isole circondate, per es., quelle di Vanikoro o Gambier (fig. 1 e 8, tav. I), possiede circa la medesima regolarità e la medesima larghezza media che nei veri atoll. Molte barriere dalla parte interna vanno irregolarmente discendendo verso il canale del banco (nome sotto il quale si può dinotare lo spazio d’acqua profonda, che separa il banco dalla terra rinchiusa); ma a Vanikoro il banco discende dolcemente per un debole spazio soltanto, e termina bruscamente con una costa scoscesa sottomarina di un’altezza di 40 piedi, – struttura affatto simile a quella che Chamisso ha descritto negli atoll Marshall.
Nell’Arcipelago della Società, Ellis38 dice che i banchi si trovano generalmente alla distanza di un miglio o di un miglio e mezzo dalla riva, e talvolta persino a più di tre miglia da questa.
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