Questa disposizione dunque chiederebbe la formazione, nell’interno del banco, di un canale poco profondo, che non potrebbe essere colmato dal sedimento che assai lentamente, poichè le onde rompentisi, non potendo più battere le rive dell’isola, non staccano con frequenza dei frammenti dal lato esterno del banco per lanciarli all’interno, mentre che ciascun ruscello trascina il suo limo in linea retta attraverso le breccie del banco. Nell’isola Maurizio, un argine formato di sabbia e di frammenti delle più piccole specie di corallo sembra distendersi lentamente in questo canale poco profondo. In molte coste sabbiose e disposte in pendìo, le onde che si rompono tendono a formare una sbarra di sabbia a poca distanza dalla riva con un leggero aumento di profondità verso l’interno; così il capitano Grey47 assicura che davanti la costa ovest dell’Australia per 24° di latitudine si stende una sbarra di sabbia di circa 200 yards di larghezza, al disopra della quale non vi sono che due piedi di acqua, mentre che andando verso l’interno, la profondità cresce fino a due braccia. Simili sbarre, più o meno perfette, si trovano su altre coste. In tale caso, suppongo che questo canale poco profondo (che è certamente obliterato durante le tempeste) sia scavato dal reflusso dell’acqua che è stata lanciata al disopra del limite, al quale le onde arrivano con grande violenza. A Pernambuco, la sbarra di arenaria dura, alla quale ho già fatto allusione, presenta la medesima configurazione esterna e la medesima altezza di un banco di corallo, e si estende quasi parallelamente alla costa; nell’interno di questa sbarra, le correnti, determinate probabilmente dall’acqua che vi è lanciata nel corso della maggior parte di ogni marea, battono con forza e logorano il fianco interno di essa.
| |
Maurizio Grey Australia Pernambuco
|