De Candolle(532) dà una lista di 157 piante coltivate con grandissimo vantaggio. Tra esse egli crede che ben 85 siano, quasi per certo, conosciute allo stato selvaggio, su cui però altri giudici competenti sembrano sollevare qualche dubbio.(533) Tra esse, 40 sono ritenute dal De Candolle di origine dubbiosa, sia per certe differenze che presentano di fronte alle forme selvatiche più vicine, colle quali si possono paragonare, sia perchè è probabile che queste ultime non siano realmente piante allo stato selvaggio, ma prodotte da semi sfuggiti alla coltura. Tra le 157 piante citate dal De Candolle non ve ne hanno che 32, delle quali lo stato primitivo sia completamente ignoto. Conviene però osservare che egli non comprende nella sua lista parecchie piante a caratteri incerti, come le diverse forme di zucca, di miglio, di sorgo, di fagiuoli, di dolichos, di peperone e di indaco. Inoltre egli omette i fiori; ora, molti dei fiori più anticamente coltivati, come certe rose, il giglio imperiale comune, la tuberosa e lo stesso lillà non sono punto conosciuti allo stato selvaggio.(534)
Dietro le cifre relative offerte più sopra, ed altri argomenti di non lieve entità, il De Candolle conchiude che ben poche piante furono modificate pella coltivazione tanto da non poterle più identificare colle forme selvaggie originarie. Ma, con tale modo di vedere, se noi pensiamo, che non è punto probabile che i selvaggi abbiano scelto delle piante rare per coltivarle; che le piante utili sono generalmente rimarchevoli, e che non devono certo abitare dei deserti, nè isole sconosciute o recentemente scoperte, mi sembra strano che vi siano tante piante coltivate, le cui forme primitive rimangono ancora sconosciute o dubbiose.
| |
Candolle De Candolle De Candolle De Candolle
|