Ho letto un racconto di certi selvaggi australiani che, durante una carestia dovettero cuocere molti vegetali nella speranza di renderli inoffensivi e più nutrienti. Il dott. Hooker trovava gli abitanti mezzo affamati di un villaggio del Sikhim soffrire grandemente per aver mangiato delle radici di arum(536) che avevano sminuzzate e fatte cuocere per più giorni per toglier loro in parte il potere venefico; ed aggiunge ch'essi cuocevano e mangiavano molte altre piante deleterie. A. Smith m'informa che nell'Africa del Sud, durante la carestia, si consuma un grande numero di frutti e di foglie succulenti, e più ancora di radici. Gl'indigeni peraltro conoscono le proprietà. di molte piante che, nei momenti del bisogno, essi hanno riconosciute atte al cibo, oppure nocive alla salute e mortali. Egli si imbattè in un certo numero di Baquanas che, espulsi dalla vittoria de' Zulus, aveano per più anni vissuto di radici e di foglie ben poco nutritive, ma che distendendo il loro stomaco calmavano gli stimoli della fame. Parevano scheletri ambulanti e soffrivano orribilmente di costipazione. A. Smith mi fa sapere inoltre, come in queste circostanze, e per seguirne l'esempio, gli indigeni badano al modo di nutrirsi degli animali selvaggi e sopratutto dei babbuini e di altre scimie.
È appunto pelle innumerevoli osservazioni fatte dai selvaggi di tutti i paesi, spinti dal bisogno, e delle quali la tradizione ce ne trasmise i risultati, che si scoprirono gli effetti nutritivi, stimolanti o medicinali delle piante.
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