Dal nostro punto di vista i fiori hanno poco interesse, perchè non vi si applica l'elezione che pei loro bei colori, la loro grandezza, la perfezione delle loro forme e il loro modo di crescere; e sotto questi differenti rapporti, non v'ha un solo fiore coltivato da lungo tempo che non presenti delle variazioni considerevoli. I fiori-cultori non si preoccupano della forma e struttura degli organi della fruttificazione, a meno però che non contribuiscano alla bellezza dei fiori, e allora questi si modificano in parti interessanti: gli stami e pistilli si convertono in petali, il numero di questi ultimi si trova aumentato, ciò che succede nei fiori doppi. Si seguirono più volte i processi pei quali, a mezzo d'una continua elezione, si resero i fiori gradatamente sempre più pieni, ed i miglioramenti guadagnati furono trasmessi per eredità. In quelli che si chiamano fiori doppi delle Compositae, le corolle dei fiori centrali subirono forti modificazioni, che sono egualmente ereditabili. Nell'aquilegia (Aquilegia vulgaris) alcuni stami si trasformano in petali aventi la forma dei nettarii, e s'adattano gli uni negli altri; ma in una varietà si convertono in petali semplici.(804) Nelle primole hose in hose il calice prende vivi colori e s'ingrandisce in guisa da parere una corolla, e W. Wooler mi dice che tale carattere è trasmissibile, perchè avendo incrociato un Polyanthes comune con un altro a calice colorato,(805) molte piante, avute da seme, ereditarono per almeno sei generazioni il calice colorato.
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Compositae Aquilegia Wooler Polyanthes
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