La cecità diurna, o vista imperfetta in una viva luce, è ereditaria quanto la cecità notturna o incapacità di vedere tranne a luce intensa; il Cunier, di quest'ultimo difetto, ha narrato un caso in cui, nello spazio di sei generazioni, ne furono colpiti venticinque membri d'una stessa famiglia. Come tutti sanno, la singolare incapacità di distinguere i colori, nota sotto il nome di daltonismo, viene ereditata ed è stata seguita per cinque generazioni, nelle quali si è limitata al sesso femminile.
Quanto al colore dell'iride, si sa che la mancanza di pigmento colorato viene ereditata negli albini. Si hanno esempi dell'iride di un occhio diversamente colorata che quella dell'altro, e di iridi macchiate, caratteri che furono ereditati. Il Sedgwick, sull'autorità del dott. Osborne,(1009) cita il caso seguente che offre un esempio curioso d'una potente ereditabilità. In una famiglia, composta di sei maschi e cinque femmine, tutti avevano gli occhi che "somigliavano in miniatura ai disegni del dorso di un gallo tricolore". La madre di questa numerosa famiglia avea un fratello e tre sorelle che tutti presentavano gli occhi in tal modo colorati, particolarità dovuta alla loro madre che apparteneva ad una famiglia nota per tale trasmissione alla sua posterità.
Finalmente, il dott. Lucas fa osservare che nell'occhio non v'è una sola facoltà, che non presenti anomalie, e che non sia soggetta al principio della ereditabilità. Il Bowman ammette in massima la verità di questa proposizione, la quale però non implica necessariamente l'ereditabilità di tutte le deformità; ciò non seguirebbe nemmeno nei casi, in cui ambedue i genitori presentassero un'anomalia che d'ordinario si trasmette.
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Cunier Sedgwick Bowman
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