LA DOMESTICITÀ ANNULLA LA TENDENZA ALLA STERILITÀ CHE È GENERALE NELLE SPECIE INCROCIATE
Questa ipotesi, portata dapprima dal Pallas,(1233) fu adottata da molti autori. Io non trovo quasi fatti diretti ad appoggiarla; ma sfortunatamente nessuno ha paragonato, nè negli animali nè nelle piante, la fecondità delle varietà anticamente domesticate ed incrociate con una specie distinta con quella delle specie primitive selvatiche, incrociate nel modo stesso. Non si confrontò mai, per es., la fecondità del Gallus bankiva e della gallina domestica, incrociati con una specie distinta di Gallus o di Phasianus, prova che, del resto, in tutti i casi, sarebbe stata attorniata da molte difficoltà. Dureau de la Malle, che studiò da vicino la letteratura classica, assicura(1234) che, al tempo dei Romani, il mulo comune era molto più difficile a prodursi che ai nostri giorni; ma io non so se si possa prestar fede a tale notizia. Il Groenland(1235) riporta un caso alquanto differente, ma interessantissimo: è quello di alcune piante che, pei loro caratteri intermediari e la loro sterilità, sono conosciute come ibride dell'Aegilops e del frumento, e che si sono propagate, dopo il 1857, sotto l'azione della coltura, "con un aumento rapido di fertilità in ciascuna generazione". Alla quarta generazione, ed avendo conservati i loro caratteri intermediari, queste piante s'erano già fatte tanto fertili quanto il frumento comune coltivato.
Le prove indirette in favore della dottrina di Pallas mi sembrano essere molto forti.
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