Io non avrei insistito più a lungo su questo fatto, se alcuni autori non avessero cercato recentemente di provare che la fecondità aumenta o diminuisce in ragione inversa della quantità del nutrimento. Questa strana dottrina sembra sorgere da ciò che alcune volte individui ai quali si prodigò una quantità straordinaria di alimento, o piante crescenti in un suolo eccessivamente ricco, come in un letamaio, divengono spesso sterili, punto sul quale ritorneremo ben presto. I nostri animali domestici, che da lungo tempo furono abituati a ricevere una nutrizione regolare ed abbondante, senza aver la briga di procurarsela, sono più fecondi che gli stessi animali allo stato selvaggio. Si sa come i cani ed i gatti si riproducano spesso, e quanti piccoli possano partorire in una sola volta. Il coniglio selvatico porta quattro volte all'anno e fa da quattro ad otto figli; il coniglio domestico gesta da sei a sette volte all'anno, e produce quattro ad undici piccoli; Harrison Weir. mi racconta il caso di diciotto figli prodotti in un solo parto, i quali tutti sopravvissero. Il furetto, se tenuto in prigionia, è più prolifico che il suo prototipo selvaggio supposto. La troia selvaggia è rimarchevolmente feconda, poichè gesta spesso due volte all'anno e può produrre da quattro ad otto piccoli per volta, ed anche fino a dodici figli; la troia domestica partorisce due volte all'anno regolarmente, e gesterebbe più spesso se si permettesse; ed una troia che dia meno di otto nati per portata "vale poco, e quanto più presto è grassa pel macellaio, tanto è meglio". La quantità di alimento agisce perfino sulla fecondità d'uno stesso individuo; così le pecore, che non producono sulle montagne che un solo agnello per volta, danno spesso dei gemelli allorquando si fanno discendere nelle pasture basse.
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Harrison Weir
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