La definizione dell'incrociamento non offre difficoltà di sorta; ma non è lo stesso per quella della riproduzione consanguinea o interna, poichè, come lo vedremo, uno stesso grado di consanguineità può agire sulle diverse specie di animali in modo differente. Gli accoppiamenti del padre colla figlia, o della madre col figlio, o dei fratelli colle sorelle, successi per molte generazioni, costituiscono i gradi i più prossimi possibili della consanguineità. Alcuni giudici competenti, come J. Sebright, ritengono che l'unione del fratello colla sorella è un grado di consanguineità più intimo che quello dei genitori coi figli; poichè nell'unione del padre colla sua figlia egli non s'incrocia che con metà del suo sangue. Si ammette generalmente che le conseguenze di accoppiamenti così prossimi, ripetuti per lungo tempo, sieno una diminuzione di taglia, di vigore costituzionale e di fecondità, accompagnate talvolta da una tendenza alla deformità. Gl'inconvenienti che risultano dall'appaiamento d'individui di tanto vicina parentela non si manifestano nettamente nelle due, tre, od anche quattro prime generazioni. Molte cause c'impediscono di scoprirne il danno, così la lentezza con cui avviene l'alterazione, che è graduale; e la difficoltà di distinguere tale danno diretto da una qualsiasi tendenza morbosa che nei genitori consanguinei sia latente o palese. Il vantaggio dell'incrociamento, d'altra parte, anche quando non v'ebbero unioni consanguinee anteriori, è quasi sempre subito evidentissimo.
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Sebright
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