Egli aggiunge nel Journal d'Horticulture che se si feconda un solo fiore col polline di un altro Hippeastrum incrociato (per quanto sia complicato l'incrociamento), si arresta quasi tosto per certo la fruttificazione degli altri. In una lettera del 1839, il dott. Herbert mi fa conoscere che aveva ripetute queste sperienze per cinque anni consecutivi ed ancor dopo cogli stessi risultati. Ei fu quindi spinto a tentativi analoghi sopra una specie genuina d'Hippeastrum aulicum ch'avea di recente importato dal Brasile; questo bulbo produsse quattro fiori, di cui tre furono fecondati dal loro polline, ed il quarto dal polline proveniente da un triplo incrociamento tra l'H. bulbosum, reginae e vittatum; ne seguì che gli ovarii dei tre primi fiori cessarono di svilupparsi e perirono in capo ad alcuni giorni, mentre la capsula fecondata dall'ibrido progredì rapidamente alla maturazione e diede eccellente seme che germogliò perfettamente. Questo è al certo, come dice l'Herbert, un fatto singolare, ma non tanto come apparve allora.
Quale conferma di tali fatti, il Mayes,(1321) che fece molte sperienze d'incrociamenti d'Amaryllis (Hippeastrum), dice che nè le specie nè gl'ibridi produssero, col loro proprio polline, tanto seme quanto con quello d'un'altra pianta. Il Bidwell,(1322) nella Nuova Galles del Sud, assicura che l'Amaryllis belladonna, fecondata col polline della Brunswigia (Amaryllis di alcuni autori) Josephinae, o con quello della B. multiflora, produsse molto più seme che quando la fecondazione fu fatta col proprio polline.
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