È possibile alcune volte appaiare un animale maschio colla sua figlia, la nipote, e così di seguito, per sette generazioni, senza alcun risultato apparentemente cattivo; ma non s'è mai tentato di spingere tant'oltre le unioni tra fratelli e sorelle che si ritengono le più prossime della consanguineità. Si ha diritto a credere che mantenendo i membri d'una stessa famiglia, in gruppi distinti, e sottoposti a condizioni esterne alquanto differenti, e incrociando di quando in quando i membri di queste diverse famiglie, si possa attenuare considerevolmente od anche evitare i dannosi risultati di tal genere di riproduzione. Questi risultati sono perdita di vigore costituzionale, di taglia e di fecondità, ma non ne risulterà un deterioramento necessario nella forma generale del corpo e nelle altre qualità. Sappiamo che si sono costituiti, con incrociamenti consanguinei ripetuti a lungo, dei porci di prim'ordine, sebbene fossero assai sterili nell'unione co' loro prossimi parenti. Tale perdita di fecondità, quando succede, non è assoluta, ma si manifesta solo con animali dello stesso sangue; è dunque, fino ad un certo punto, analoga a quella che riscontriamo nelle piante impotenti a fecondarsi da loro stesse, ma che sono completamente fertili col polline di qualunque altra pianta della stessa specie. La infecondità di tale natura tutta speciale, essendo uno dei risultati d'una lunga serie di incestuose unioni, mostra che tal modo di riprodursi non agisce solo col sommare ed aumentare le diverse tendenze morbose che possono essere comuni ai due genitori; giacchè gli animali manifestanti simili tendenze possono generalmente, se non sono effettivamente malati, propagarsi.
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