Nelle piante è assai evidente il grande vantaggio che si può ottenere col traslocare i semi, i tuberi, le cipolle e i polloni da un terreno in un altro il più possibile diverso.
La credenza, che alle piante ne derivi un vantaggio, sia fondata o meno, fu conservata dai tempi di Columella, che scrisse poco dopo il principio dell'êra cristiana, fino ai nostri giorni, ed è assai diffusa in Inghilterra, Francia e Germania.(1325) Un sagace osservatore, il Bradley, che scrisse nell'anno 1724, dice:(1326) "Se noi veniamo in possesso di una buona qualità di seme, conviene porlo almeno in due o tre località il più possibile diverse per la natura e posizione del terreno, ed ogni anno cambiarle di posto fra di loro. Io trovo che in tal modo la bontà del seme si conserva per parecchi anni. Siccome gli agricoltori non seguono questa regola, ebbero le loro raccolte falcidiate, e soffrirono dei grandi danni". Poscia riferisce intorno alla propria esperienza pratica sul soggetto. Un autore moderno(1327) asserisce: "Nulla v'ha di più certo nell'agricoltura della massima, che la coltura continua di qualsiasi varietà in un medesimo distretto conduce ad un deterioramento, sia della qualità, sia della quantità". Un altro autore dice di aver seminato in uno stesso campo l'una presso l'altra due qualità di frumento, prodotte da un medesimo ceppo originario, delle quali l'una era stata allevata nel terreno istesso, l'altra ad una certa distanza, e nella raccolta quest'ultima ebbe un grande vantaggio sulla prima.
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