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      È noto che molti animali, sebbene siano perfettamente domestici, ricusano di propagarsi nella captività. Isidoro Geoffroy Saint-Hilaire(1333) ha quindi fatto una esatta distinzione fra gli animali domati che non vogliono riprodursi nella captività, e gli animali veramente domestici, i quali ultimi si propagano ampiamente, ed anzi generalmente meglio che allo stato di natura, come fu dimostrato nel capitolo decimosettimo. È possibile, ed in generale facile di domare la maggior parte degli animali; ma l'esperienza c'insegna che è difficile di indurli a riprodursi regolarmente, od anche solo in qualche modo. Discuterò questo argomento nei dettagli, ma addurrò solo quei fatti che mi sembrano i più illustrativi. I miei materiali sono attinti a notizie sparse in diverse opere, ma principalmente ad un rapporto che io debbo alla gentilezza degli impiegati della Società zoologica di Londra, nel quale sono notati i casi di animali accoppiatisi durante nove anni, dal 1838 al 1846, senza generare una prole, ed anche quelli di animali che, per quanto si sa, non si accoppiarono mai. Questo rapporto manoscritto fu da me completato cogli annui rapporti successivamente pubblicati sino al 1865.(1334) Intorno alla riproduzione degli animali trovansi molti fatti nella bellissima opera del dottore Gray, Gleanings from the Menageries of Knowsley Hall. Feci anche molte ricerche presso l'esperto allevatore di uccelli nell'antico Giardino zoologico Surrey. Debbo premettere che un leggero cambiamento nel trattare gli animali determina talvolta una grande differenza nella loro fecondità; ed è molto probabile che i risultati osservati nei vari serragli sieno molto diversi.


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Variazione degli animali e delle piante allo stato domestico
di Charles Darwin
Utet
1876 pagine 1426

   





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