L'Oldfield, che ha visto tanti aborigeni dell'Australia, mi dice: "Che essi sono ben contenti di ricevere un cane europeo da canguro, e che si conoscono parecchi esempi, in cui il padre ha ucciso il proprio figlio, affinchè la madre potesse allattare il cagnolino più apprezzato" Varie sorta di cani sarebbero utili agli Australesi per la caccia degli opossum e dei canguri, ed agli abitanti della Terra del Fuoco per la presa di pesci e lontre, e la conservazione degli animali più utili condurrebbe finalmente nei due paesi alla formazione di due razze molto diverse l'una dall'altra.
Quanto alle piante, fino dall'alba della civiltà, la varietà migliore che si conosce in ogni periodo è quella che generalmente si coltiva e di cui si spargono i semi, così che da tempi estremamente lontani deve essere stata praticata una certa elezione, senza un tipo di perfezione prestabilito e senza un pensiero all'avvenire. Ed oggi noi sentiamo i vantaggi della elezione inconscia praticata durante migliaia d'anni. Ciò è dimostrato in modo interessante dagli studi di Oswald Heer sugli abitanti lacustri della Svizzera, de' quali fu fatta menzione in un capitolo precedente: imperocchè egli dimostra che i noccioli o semi delle attuali nostre varietà di frumento, orzo, avena, piselli, fagiuoli, lenti e papavero superano in grandezza quelli che venivano coltivati nella Svizzera durante il periodo neolitico e del bronzo. Quegli antichi popoli possedevano anche durante il periodo neolitico un melo selvatico, che era notevolmente maggiore di quello che ora cresce selvaggio nel Giura(1528). Le pere descritte da Plinio erano al certo di qualità assai inferiore alle odierne.
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