È questo il caso anche nei piccoli cambiamenti? V'hanno delle persone che possono vedere distintamente solo a luce debole, e questa condizione, per quanto credo, dipende da una suscettibilità anormale della retina, ed è noto che si trasmette per eredità. Se, ad esempio, un uccello ottenesse un grande vantaggio dal vedere nel crespuscolo, tutti gl'individui, aventi una retina sensibilissima, riescirebbero bene ed avrebbero la massima probabilità di sopravvivere agli altri. E perchè non dovrebbero conservarsi anche tutti quelli che a caso avessero l'occhio alquanto più grande e la pupilla suscettibile di un allargamento alquanto maggiore, avvengano poi queste modificazioni strettamente simultanee o meno? Questi individui più tardi si incrocierebbero tra di loro, e i rispettivi vantaggi si fonderebbero insieme. Con tali leggeri successivi cambiamenti l'occhio di un uccello diurno sarebbe trasformato in un occhio di strige, che fu spesso citato come un esempio calzante di adattamento. La miopia, che spesso è ereditaria, permette ad una persona di vedere chiaramente un oggetto assai piccolo a sì piccola distanza, alla quale è indistinto per un occhio ordinario; noi abbiamo qui un'attitudine guadagnata ad un tratto, la quale in certe condizioni può tornare utile. Gli abitanti della Terra del Fuoco a bordo del Beagle poterono certamente vedere gli oggetti lontani con maggior chiarezza che non i nostri marinai, non ostante il loro lungo esercizio, ed io non so se ciò dipende da sensibilità nervosa o dal potere di accomodamento dell'occhio; ma questa capacità alla vista lunga potrebbe con probabilità essere lentamente accumulata con successive modificazioni di ambedue le sorta.
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