Questo principio della divergenza dei caratteri, combinato coll'abbandono e coll'estinzione di tutte le varietà anteriori, meno apprezzate ed intermediarie, rende conto delle grandi differenze che si notano fra le diverse razze e che le fanno apparire ben distinte. Benchè sia possibile che per certi caratteri siasi raggiunto l'estremo limite delle modificazioni possibili, abbiamo nondimeno delle buone ragioni per credere che noi siamo ben lontani dall'averlo raggiunto nella maggioranza dei casi. Finalmente la differenza che esiste tra l'elezione applicata dall'uomo e l'elezione naturale, ci fa comprendere, perchè sovente, ma non sempre, le razze domestiche differiscano nell'aspetto generale dalle specie naturali affini.
In questo capitolo ed altrove ho parlato dell'elezione come della potenza dominante; ma la di lei azione dipende in modo assoluto da ciò che, nella nostra ignoranza, chiamiamo variabilità spontanea od accidentale. Supponiamo un architetto costretto a fabbricare un edifizio con pietre non tagliate, cadute da un precipizio. La forma di ciascun frammento potrà essere qualificata come accidentale, mentre essa è stata determinata dalla forza di gravità, dalla natura della roccia e dalla pendenza del declivio, - fatti e circostanze che dipendono tutte da leggi naturali; ma tra queste leggi e l'uso d'ogni frammento che ne fa il costruttore non v'ha alcuna relazione. Così pure le variazioni di ogni individuo sono determinate da leggi fisse ed immutabili, ma che non hanno nessuna relazione coll'edifizio vivente che è lentamente costruito dall'elezione sia naturale od artificiale.
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