Yarrell mi assicurò d'altra parte che i dingos dell'Australia, allevati nel Giardino zoologico di Londra, presentarono invariabilmente fino dalla prima generazione delle macchie bianche o d'altro colore, ma conviene osservare che questi dingos furono probabilmente presi dagli indigeni, che gli tenevano già in uno stato semidomestico. È certo notevole che i cangiamenti delle condizioni non producono, per quanto noi possiamo giudicare, nessun effetto dapprincipio, e che solo ulteriormente essi determinano una modificazione nel carattere della specie. Proverò di dilucidare un poco questa questione nel capitolo sulla Pangenesi.
Ritorniamo alle cause a cui si attribuisce la variabilità. Alcuni autori(1644) ammettono che questa tendenza risulti dalla riproduzione consanguinea, la quale determina pure la produzione delle mostruosità. Noi abbiamo indicato, nel capitolo decimosettimo, alcuni fatti che sembrano dimostrare essersi talvolta prodotte delle mostruosità in questo modo, e non v'è quasi alcuna ragione a dubitare che la riproduzione consanguinea non determini un indebolimento della costituzione e una diminuzione della fecondità, fenomeni che potrebbero forse provocare la variabilità, ma non ne abbiamo prove sufficienti. D'altra parte, la riproduzione consanguinea, se non è spinta ad un grado estremo al punto di divenire notevole, lungi dal determinare la variabilità, tende all'opposto a fissare i caratteri della razza.
Una credenza un tempo assai comune e che alcuni propugnano ancora, è che l'immaginazione della madre possa avere influenza sul frutto che porta nel suo seno(1645). Questa idea non può evidentemente essere applicata agli animali inferiori che depongono uova non fecondate, nè alle piante.
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