Mio padre, nello scorso secolo, fu informato dal Dr William Hunter che per molti anni in un grande ospitale delle partorienti in Londra, si interrogava ogni donna prima del parto, per sapere se qualche cosa tale da impressionare vivamente il suo spirito le fosse avvenuto durante la gravidanza, e si registrava la risposta. Neppure una volta si potè trovare la menoma coincidenza fra le risposte delle donne e i casi d'anomalie che si sono presentati; ma spesso dopo conosciuta la natura dell'anomalia, esse indicavano un'altra causa. Questa credenza nella potenza dell'immaginazione della madre può forse provenire dal fatto, talvolta occorso, che i figli d'un secondo matrimonio somigliano al primo padre, come l'abbiamo veduto nel capitolo XI.
SULL'INCROCIAMENTO COME CAUSA DELLA VARIABILITÀ
Abbiamo già veduto in una parte precedente di questo capitolo che il Pallas(1646) e alcuni altri naturalisti sostengono essere la variabilità interamente dovuta all'incrociamento. Se si vuol dire con ciò che non compariscono mai nuovi caratteri spontanei nelle nostre razze domestiche, ma che tutti devono essere derivati da certe specie primitive, la dottrina è a un dipresso assurda. Poichè essa implicherebbe che forme come il levriere italiano, il carlino, l'alano, i piccioni gozzuti e il pavone, ecc., abbiano potuto esistere allo stato di natura. Ma essa può avere un significato affatto differente, ammettendo che l'incrociamento di specie distinte sia la sola causa dell'apparizione di caratteri nuovi, e che senza il suo aiuto l'uomo non avrebbe potuto formare le sue diverse razze.
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