Sembra, a prima vista, probabile che i numerosi alberi fruttiferi, che sono così bene adattati alle estati calde ed agli inverni freddi dell'America del Nord, in contrasto col loro povero successo nel nostro clima, siansi adattati per mezzo dell'abitudine; ma se noi riflettiamo alle numerose piante che si producono annualmente dai semi in questo paese, e delle quali nessuna potrebbe riuscire se non possedesse un'adatta costituzione, cosa ben possibile che la semplice abitudine non abbia punto contribuito alla loro acclimatizzazione. Ma d'altra parte, quando noi pensiamo che i montoni merini allevati per poche generazioni al Capo di Buona Speranza, e che alcune piante d'Europa, allevate per sole poche generazioni nelle regioni più fredde dell'India, sopportano il clima delle regioni più calde di questo paese meglio dei montoni o delle piante allevate da semi importati direttamente dall'Inghilterra, bisogna accordare qualche influenza all'abitudine. Noi siamo condotti alla stessa conclusione dall'osservazione del Naudin,(1807) che cioè le razze di poponi e di zucche, che furono lungamente coltivate nell'Europa settentrionale, divennero più precoci e richiedono meno calore per maturare i loro frutti, che non le varietà della stessa specie recentemente importate dalle regioni tropicali. Nella reciproca conversione delle varietà estive di frumento, orzo e veccie nelle invernali, l'abitudine produce un effetto evidente nel corso di assai poche generazioni. La stessa cosa sembra avvenire nelle varietà del mais, le quali, trasportate dagli Stati meridionali in quelli del Nord dell'America ed in Germania, ben tosto s'adattano al nuovo loro clima.
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