I cambiamenti ponno essere piccoli ed assai lenti, come quando il fanciullo si fa uomo; o numerosi, subitanei e leggeri, come nella metamorfosi di certe effimere; oppure pochi ed assai marcati, come nella maggior parte degli altri insetti. Ciascuna parte può modellarsi nell'interno di una parte preesistente e corrispondente, ed in tale caso potrà sembrare, a torto secondo me, che siasi formata a spese della parte vecchia; oppure essa può formarsi in una parte distinta del corpo, come nei casi estremi di metagenesi. Un occhio, ad esempio, può svilupparsi in un punto dove non esisteva per lo innanzi. Noi abbiamo ancora osservato che nel corso delle loro metamorfosi certi esseri organizzati assai affini raggiungono una conformazione quasi eguale, dopo aver attraversato forme affatto differenti; o inversamente giungono a forme ultime differentissime, dopo aver percorso fasi di sviluppo quasi identiche. Egli è difficile, in simili casi, accettare l'opinione comune, che cioè le primitive cellule od unità possedano, indipendentemente da ogni esterna influenza, la facoltà inerente di produrre nuove strutture, affatto differenti nella forma, nella posizione e nella funzione. Ma questi stessi casi sono spiegati dall'ipotesi della pangenesi. Le unità organiche, in ciascuna fase di evoluzione, emettono gemmule che moltiplicate vengono trasmesse al discendente. Appena che in questo ultimo una cellula od unità particolare si sviluppa parzialmente, secondo la regola normale dello sviluppo, essa si unisce alla gemmula della cellula che segue, od è fecondata da essa (per parlare metaforicamente), e così di seguito.
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