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      Il segretario rimase pensieroso.
      Quel feroce maestro Fassi, senza saperlo, lo andava tormentando da un pezzo con tutti quei ragguagli descrittivi delle forze e delle bellezze della maestra, a cui egli già troppo pensava. Ora quelle due immagini del busto roteante e del braccio nudo gli crebbero l'agitazione con la quale s'avviava sempre verso la scala, quando sperava d'incontrarvi la sua vicina.
      Salí i primi scalini a passi lenti e leggeri, con l'orecchio teso, e quando fu sul primo pianerottolo, udendo sopra uno stropiccio di piedi, si sentí salire il sangue alle guance. Erano la maestra Pedani e la maestra Zibelli che scendevano insieme, come di solito, per andare alla scuola. Egli riconobbe la voce di contralto della prima.
      Quando si trovaron di fronte, a metà della seconda branca di scala, il segretario si fermò, levandosi il cappello, e invece di guardar la Pedani, vinto dalla timidezza, guardò, come faceva sempre, la sua compagna; la quale, anche questa volta, credette d'esser lei la cagione del suo turbamento, e lo incoraggiò con un sorriso amorevole. E tennero uno dei soliti dialoghetti stupidi di quelle occasioni.
      - Cosí presto vanno alla scuola? - balbettò lui.
      - Non è tanto presto, - rispose con voce dolce la maestra Zibelli; - sono a momenti le otto e tre quarti.
      - Credevo... le otto e mezzo,
      - I nostri orologi vanno meglio del suo.
      - Può darsi. C'è una nebbia questa mattina!
      - La nebbia precede il buon tempo.
      - Qualche volta... Speriamo. E... al piacere di rivederle!
      - A rivederla.,


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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