Essa aveva fatto amicizia con la Pedani fin da quando questa era entrata nella sua sezione municipale, presa subito da una simpatia di sorella maggiore per quella bella ragazzona incurante di sé e delle cose domestiche, con la quale aveva comune l'entusiasmo per la ginnastica; e le si era stretta anche meglio per soffocare con l'affetto un principio di gelosia e d'invidia che sentiva per la sua opulenta bellezza. Per questo, anzi, le aveva proposto di far casa fra due, e vivevano insieme da due anni. Ma col crescere della familiarità s'era presto turbata la buona armonia. La prima discordia era nata l'anno avanti, nell'occasione del grande congresso ginnastico di Torino, nel quale, determinandosi la divisione fra le due scuole obermannista e baumannista, la Pedani s'era gittata risolutamente nella seconda, ch'era la più ardita, e l'altra era rimasta, come voleva l'indole sua più femminea, nella prima. Poi erano sorti altri dissensi da cause più gravi. La Zibelli s'innamorava ogni momento, con una incredibile facilità a credersi corrisposta, per uno sguardo, per una frase gentile od equivoca, per il più piccolo atto di cortesia d'un maestro, d'un superiore, d'un parente d'una sua alunna; e sempre, in queste accensioni subitanee della fantasia, trovava o le pareva di veder sorgere tra sé e il supposto amante la sua bella amica, che sviasse l'attenzione di lui dalla sua persona, attirandola sulla propria, forse involontariamente, ma per questo appunto con suo più vivo dispetto.
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