Il quale le parve giunto quando la signora Fassi le domandò se quella sera era sola in casa.
- Sola, - rispose. - Maria è uscita. Del resto.. ora non bada più a me. Ci ha ben altro.
E vista la curiosità della Fassi, non potendosi più contenere, con un tuono forzato di scherzo, senza parlar della lettera, le accennò l'amore del segretario.
Quella rimase con la bocca aperta: la cosa le pareva incredibile. Poi disse:
- Come lo sa?
- Lo so, - rispose la maestra.
- Ma... per sposarla?
La maestra fece un segno, come per dire che non c'era dubbio.
- Il segretario è matto, - disse la Fassi, con dispetto mal celato. - Ma... e lei?
- Lei, - rispose la Zibelli, - per ora, fa l'indifferente, Ma dirà dieci sí, l'un dietro l'altro.
- Bah! - esclamò la signora, dopo un momento di riflessione. - Il signor Celzani ci penserà prima un par di volte.
- Ma cosa vuol che pensi don Celzani! - ribatté la Zibelli; e certa di deporre il seme in buon terreno, buttò là come alla sbadata alcune parole, che quella raccolse e registrò nel più profondo della memoria.
- Don Celzani è un ingenuo; per lui una ragazza di trent'anni e una di quindici son tutt'uno. Non conoscendo lui il mondo, crede che non lo conosca nessuno. Scommetto che non sa neppure che prima di venire a Torino, Maria è stata maestra in mezza dozzina di comuni. - E si mise a ridere. - Si sa le avventure delle maestre nei villaggi; di lei, poi, n'han parlato anche i giornali. C'è perfino la storia di una compagnia di bersaglieri, nientemeno. Ah! ci son dei belli originali a questo mondo!
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