La moglie gli sciorinò la novità: don Celzani che voleva sposare la maestra Pedani. Ma, dicendo questo, non vide punto sul viso del marito l'espressione di gelosia che s'aspettava. Infatti egli non sentiva per la Pedani che l'ammirazione d'un meccanico per una bella macchina, e non aveva mai avuto altro pensiero su di lei che quello di servirsene pe'suoi fini ambiziosi.
Gli spiacque nondimeno quella notizia, prevedendo che, maritata, essa gli sarebbe sfuggita di mano, ed egli sarebbe rimasto senza stile. Ma non espresse questo pensiero.
- Pazzie! - disse invece, - Una vera maestra di ginnastica non deve prender marito, deve conservarsi come un soldato, libera dell'anima e del corpo. La maestra Pedani deve consacrarsi tutta alla sua missione. E la sua missione non è di far dei figliuoli, è di raddrizzare quelli degli altri. Non farà questa asineria. Io la persuaderò.
Poi domandò di scatto: - Ma come mai quel santificetur ha avuto la faccia d'innamorarsi d'una cosí bella ragazza?
La signora Fassi arrischiò qualche osservazione sulla bellezza; trovava, per esempio, che don Celzani aveva l'aria più distinta di lei. E poi la Pedani era una ragazza senza sentimento, si vedeva. Anche la Zibelli fece i suoi appunti. Aveva una bella vita, ecco tutto. Del resto, nessuna finezza di fattezze: era troppo grossa; mancava di grazia; in casa, urtava tutto; aveva il passo d'un'elefantessa.
Il maestro scrollò le spalle, - Tutto questo non conta un'acca, - disse. - La Pedani non è pane per i suoi denti; lasciando stare che lui è un ciuchino, e lei una ragazza di talento.
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