Tutti risero,
- Jamais de la vie!- esclamò l'ingegnere.- O se andrò alla Palestra, non sarà che per veder lei alle parallele.
- E n'avrà da vedere, - rispose la ragazza; - sa che solamente alle parallele ci son cinquecento movimenti?
L'ingegnere stava per rispondere con uno scherzo un po' fuor di luogo, quando suonò il campanello e un momento dopo entrò il segretario.
Fu un colpo di scena.
Veniva a portar le scuse dello zio, che non poteva uscir di casa, a causa d'un raffreddore. Entrato senza pensare che potesse esser lì la maestra, al vederla, ebbe come il senso d'una forte scossa elettrica; e per quanto grande fosse il timore di farsi scorgere, egli non poté vincere sul primo momento il violento bisogno di cercar sul viso di lei l'impressione della sua lettera; e la fissò dilatando smisuratamente i suoi piccoli occhi, e facendo una faccia stranissima, tremante in tutti i muscoli, e accesa d'un vivo rossore, a cui succedette una pallidezza di coleroso.
Quella faccia rivelò in un lampo ogni cosa al signor Ginoni; il quale guardò subito la maestra, che si lasciò sfuggire un sorriso indefinibile, non espresso dalla bocca né dagli occhi, ma quasi diffuso sul viso immobile, come il riflesso esteriore d'una immagine comica.
Il segretario fece la sua imbasciata, movendo a stento le grosse labbra, come se fossero appiccicate con la colla.
To', to', to'
, disse intanto fra sé l'ingegnere, assaporando la sua scoperta, e porta al segretario una seggiola su cui egli sedette come sopra un mucchio di spine, gli offerse un bicchiere di Malvasia, ch'egli prese e si tenne sul petto con un atteggiamento pretesco.
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Palestra Ginoni Malvasia
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