Dovevano essere le più belle feste che si fossero mai celebrate in Germania: vi sarebbero intervenuti rappresentanti di tutti i paesi d'Europa fra i quali molti dell'Italia. Essa invidiava quei fortunati suoi colleghi che avrebbero visto quello spettacolo unico al mondo e fatto conoscenza dei più illustri "ginnasiarchi" degli Stati tedeschi, il Kloss, il Niggeler, il Danneberg, il famoso padre della ginnastica, Jahn Tum Vater, e tanti altri; mentre lei, pur troppo, non avrebbe nemmeno potuto procurarsi i loro ritratti.
Mentre essa parlava, il segretario la dardeggiava con occhiate di fianco, geloso a morte dell'apparente familiarità con cui s'intratteneva col giovane, e sconsolato ad un tempo di veder tutti i suoi pensieri e sentimenti volti alla ginnastica con tanto ardore, da non lasciar luogo a sperare che le potesse capire un'altra passione nel cuore. Luccicava ciò non ostante nei suoi piccoli occhi un barlume di speranza, l'aspettazione trepidante e impaziente insieme del momento d'andarsene, per accompagnarla.
Balzò dalla seggiola quando vide la Pedani alzarsi per uscire.
Ma l'ingegnere fu feroce.
- Ora che ci penso, - disse, mentre tutti s'alzavano, - il signor segretario è cosí timido con le signore che è capace di lasciar la maestra al secondo piano. La accompagnerò anch'io.
Dio grande! Quella fu per don Celzani come una ceffata d'una mano di ghiaccio; ma non osò rifiatare. E mentre tutti si salutavano, e lo studente stringeva la mano alla maestra, egli osservò un moto sfuggevole sul viso di lei, come se quegli le avesse dato una stretta troppo forte; e fu per il pover uomo una seconda ceffata.
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