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      Ma non si scoraggi. Io conosco le donne. Conosco il carattere della maestra. È una di quelle mine che hanno la miccia lunga e nascosta, che brucia per un pezzo senza darne segno; ma poi scoppiano tutt'a un tratto, quando meno uno se l'aspetta. Abbia una costanza di ferro e una pazienza da santo, e un giorno... Perché lei le fa la corte pour le bon motif non è vero?,
      - Mi stupisco, - rispose don Celzani, - io ho delle intenzioni oneste,
      - Ma è quello che voglio dire, - disse l'ingegnere, rimesso al faceto da quel malinteso, - Ebbene, senta un consiglio. Le donne come quella non vanno prese d'assalto diretto, bisogna girarvi attorno. Essa ha una passione: la ginnastica. Ebbene: convien pigliarla pel manico di quella passione. Lei deve farsi socio alla Palestra, esercitarsi, studiar la materia nei libri, parlargliene, entrarle in grazia in questa maniera. Questo è il primo consiglio che le do; poi ne verranno degli altri. Per ora, agli attrezzi! E coraggio.
      Don Celzani, incerto se quegli parlasse da senno o per burla, non rispose.
      Intanto erano arrivati all'uscio del commendatore.
      - Buona notte, - disse l'ingegnere. - Sono galantuomo e terrò il segreto.
      Il segretario gli rispose un "buona notte" fioco e diffidente, e rientrò, pentitissimo di aver parlato.
      Pentito e scorato. Gli balenò ancora una speranza, quando entrò nella sua camera, nell'atto che accendeva la candela sul comodino. Chi sa! Forse essa gli aveva scritto quel giorno, e la lettera sarebbe arrivata la mattina dopo. Poteva ben presagire che lettera, pur troppo; ma, qualunque fosse, gli sarebbe parsa meno dura di quella indifferenza muta che lo schiacciava.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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