- Ma se le dico che non so, che non ci consta, - rispose il cavaliere. - Se mi constasse.. rispose il cavaliere - trattandosi, come è il caso, d'un affare grave, e d'un amico, parlerei. Ma non ho tanto in mano... Piuttosto?
- Piuttosto? - domandò il segretario.
- Piuttosto, - continuò il direttore, - io direi, se mi permettesse un consiglio da amico: le informazioni negative dell'autorità contan poco in queste cose, vada per altre vie: cerchi notizie della famiglia, che è lombarda, di Brescia, se non erro; proceda cauto; in questi affari non si va mai troppo a rilento. Anzi...
- Anzi...? - ripete don Celzani,
- Anzi, - disse il direttore, quasi con un movimento brusco di sincerità, - se ho da dirle aperto l'animo mio... che cosa vuole? una maestra... Le maestre, secondo il mio modo di pensare, dovrebbero esser lasciate a far le maestre. Hanno una missione: si dovrebbero lasciare a quella, come le monache. Ciascuno per la sua via, E poi... non si sa mai certo... Perdoni se le esprimo liberamente il mio pensiero... Ma questo è fuor del discorso. Ripeto: nulla consta, ossia... Ripeto anche... s'informi altrove... e vada con prudenza. Glielo consiglio per il bene che voglio a casa Celzani. E... non ho altro da dire.
Un nuovo sospetto balenò a don Celzani: una manovra segreta dello zio che, per levarsi il fastidio di un rifiuto o la noia di persuaderlo a indugiare, avesse indotto il direttore a tenerlo sulle corde con parole vaghe. Tentò nondimeno un'ultima prova, - Lei conosce la mia situazione, - disse, - può immaginare lo stato.
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