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      Ah! Dio grande. E questo gl'infocava il cuore anche più forte: che colla sua zucca soda d'uomo meditativo, non privo di certa finezza pretina, egli aveva letto a fondo nell'indole di lei, e capiva che, quando ella avesse fatto il passo, era donna da rimanergli rigidamente fedele, non foss'altro che pel sentimento della dignità propria e per forza di ragione, per quanto l'avesse tenuto al di sotto di sé in ogni cosa. Ch'egli ci fosse arrivato, soltanto; e poi, che gli sarebbe importato delle canzonature e delle insidie! Sarebbe stato sicuro del fatto suo, avrebbe ben saputo custodire il suo tesoro alla barba del mondo intiero. Se ne rideva delle satire del maestro Fassi!
      Giusto, costui continuava a dargli delle bottate ogni volta che l'incontrava, ma con un sentimento nuovo di acrimonia contro la Pedani, la quale, diventando chiara, lasciava lui nell'ombra; oltrediché, occupata in altro, gli restringeva sempre più la collaborazione, di cui aveva bisogno. Egli s'era in quei giorni tirato addosso con gli articoli provocanti dell'"Agone" un nuvolo di nemici. Assalendo tutti gli avversari della ginnastica, aveva detto che i ballerini, non esercitando che gli arti inferiori, avevan delle gambe atletiche ma dei petti di pollo; aveva accusato i maestri di scherma di far ingrossare l'anca e la spalla destra a scapito delle giuste proporzioni di tutto il corpo; se l'era presa coi maestri di pianoforte, dicendoli causa principale della vita troppo sedentaria delle ragazze, e coi bendaggisti, che osteggiavan la ginnastica perché screditava i loro istrumenti di tortura; aveva perfino stuzzicato gli speziali e i droghieri scrivendo che calunniavano "la nuova scienza" perché aveva fatto scemar la vendita dell'olio di merluzzo; e da tutte le parti gli eran venute acerbe risposte, a cui, da sé solo, si trovava imbarazzato a rispondere, e appunto in quella congiuntura difficile la Pedani quasi l'abbandonava.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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